Il selfie del cantante lirico

Quando ci va, ci selfie

Il cantante lirico ovviamente non è immune da tale tendenza e tutto sommato non ci sarebbe nulla di male se non arrivasse poi il momento in cui lo stesso artista si renda conto poi che quello che desidera è essere preso in considerazione per cantare. A questo punto nasce un problema professionale: i canali di comunicazione, tra cui i social sono in testa, vengono visti da amici, parenti ma anche dagli addetti ai lavori e quindi non è detto che sia ideale far vedere quel lato esibizionistico.

Certo una bella immagine di sé, scelta fra decine (e mi tengo basso con i numeri) per catturare la migliore versione di se stessi potrebbe sembrare una strategia corretta ma la domanda fondamentale è:

perché cercare di farsi uno scatto che rappresenti se stessi al meglio delle proprie apparenze?

La tendenza di ogni individuo è di mostrarsi ma il motivo per cui si sente questo bisogno è un argomento che va indubbiamente analizzato. C’è chi lo fa per dimostrare di essere bello, chi per combattere l’insicurezza di non sentirsi bello, chi per far vedere che esiste, chi per trovare amici, chi per far vedere che è figo. Una costante è quella di “di-mostrare” qualcosa.

 

Ma un cantante lirico cosa deve dimostrare?

Mettiamola sul pratico: un cantante lirico deve saper cantare bene, il resto è veramente relativo. Se un artista non è bello, non è magro, non è tonico, non è in forma, non è telegenico… chissenefrega! Michel Petrucciani è sicuramente un esempio di come un artista può essere fuori dai canoni dell’aspettativa dal punto di vista fisico eppure era un pianista straordinario e le donne facevano la fila per stare con lui.

Eppure sempre più artisti sono convinti, influenzati dal mondo là fuori, che apparire è meglio che cantare bene. Troppo spesso la frase “Oggi i registi vogliono i cantanti belli” è una scusa che ci si da per non ammettere la cruda verità: non si è abbastanza bravi. Ma bravi a far cosa? A cantare, ovvio.

Quindi si può tralasciare la promozione personale?

Beh se lo si fa per studiare di più, la risposta è senz’altro affermativa ma diciamo che tenere un occhio alla promozione di se stessi è una delle attività che l'”Azienda Artista” deve tenere a mente. La differenza fondamentale però è come si fa promozione. Una foto è un insieme di pixel (puntini) colorati messi insieme a formare un quadrato o un rettangolo che rappresenta qualcosa: un mosaico praticamente, con tasselli infinitamente piccoli, quindi un’opera d’arte.

Un selfie è un atto di solitudine, più o meno giustificata e giustificabile. Invece lo scatto di un fotografo è diverso: innanzitutto c’è socialità ma soprattutto c’è l’occhio esterno di un professionista, una persona che ha studiato e si è specializzata per tirare fuori dalla macchina fotografica dei mosaici di realtà. Non si tratta di posare bensì si tratta di esternare se stessi, di condividere delle opinioni su come ci dobbiamo porre per risultare al meglio per quello che siamo. Un vero ritratto fotografico racconta una storia, non dice quanto siete perfetti.

Ad ognuno il suo mestiere: il cantante canta, il fotografo fotografa, punto. Il cantante si scatta i selfie al pari del fotografo che canta sotto la doccia.

Bisogna distinguere fra la vita privata, la vita pubblica e la vita professionale, non si può fare un minestrone. Forse è estremo al giorno d’oggi il modus vivendi da artista di Mario Del Monaco, però vale sempre la stessa regola: un artista è un ideale, deve far sognare.

 

Video completo a questo indirizzo: Il favoloso Mario Del Monaco

Il mio consiglio è quello di ragionare da “imprenditori” e che investire in se stessi è la formula migliore per dimostrare che si è i primi a credere nelle proprie capacità e nella propria carriera.

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Autore dell'articolo

Marco Frusoni

CEO & Founder ArtsCom

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